Nel centro di accoglienza straordinaria “Villa Sikania”, a Siculiana
(AG), vengono generalmente trasferite le persone sbarcate sull’isola di
Lampedusa dopo il periodo di permanenza – e consueto trattenimento
informale – nel locale hotspot. Gli operatori dell’ASGI, nell’ambito del
Progetto
In Limine, e dell’Associazione Borderline Sicilia da
tempo monitorano l’accesso alla procedura di protezione internazionale
ed il rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini stranieri che
alloggiano nel centro.
Nel corso di vari sopralluoghi sono stati svolti colloqui con
numerosi richiedenti asilo, tra cui anche nuclei familiari e nuclei
monoparentali, in particolare donne singole con figli minori. È stata in
generale, ed in differenti occasioni, rilevata una grave carenza nelle
informazioni trasmesse ai cittadini stranieri in merito alla loro
condizione giuridica. Stando a quanto riportato dalle persone
incontrate, sono trascorse diverse settimane, a volte mesi, senza che
queste ricevessero alcuna informazione circa la procedura di asilo e il
loro status legale in Italia. Inoltre, alcuni richiedenti avrebbero
atteso più di un mese prima di formalizzare la propria richiesta di
protezione, differentemente da quanto previsto dalla normativa che
prevede che la formalizzazione avvenga entro tre o massimo dieci giorni
lavorativi dalla presentazione della domanda [1].
Tali ritardi
hanno lasciato di fatto le persone in una situazione di limbo nella
quale è gravemente ostacolato l’accesso ai diritti connessi alla
titolarità del permesso di soggiorno. Infatti, a titolo esemplificativo,
al richiedente asilo dovrebbe essere garantita la possibilità di
svolgere attività lavorativa trascorsi sessanta giorni dalla
formalizzazione della richiesta di protezione, la possibilità di
accedere a una completa tutela sanitaria attraverso l’iscrizione
obbligatoria al SSN, l’assegnazione di un medico di base e la
possibilità di effettuare visite specialistiche e diagnostiche.
Per
tutelare i cittadini stranieri dalle conseguenze di questi
ritardi, sono, quindi, stati inviati numerosi solleciti alla Questura di
Agrigento a nome delle persone interessate per consentirgli l’accesso
alla formalizzazione della domanda di protezione internazionale e
l’ottenimento dei diritti garantiti dalla normativa ai richiedenti
asilo.
Inoltre, dalle testimonianze raccolte, emergerebbe una
situazione che desta preoccupazione in merito alle condizioni materiali e
igieniche e all’assenza di servizi che caratterizzerebbero il centro e
che non sembrerebbero garantire la tutela della dignità della persona e
un effettivo rispetto dei bisogni essenziali. In generale, quanto emerge
dalle testimonianze raccolte, sembrerebbe essere un’assenza di presa in
carico in caso di emersione di bisogni specifici [2].
In
particolare sarebbero oggetto di preoccupazione la grave insufficienza
dei servizi igienici, il sovraffollamento delle stanze, il mancato
rispetto della vita privata e familiare. Infatti da quanto riportato,
gli uomini dormirebbero in camerate da 25 persone, le donne con i
bambini in camere che sembrerebbero poter ospitare anche sei donne e
quattro bambini e che sarebbero dotate di un solo bagno. Non sembrerebbe
prevista alcuna assistenza specifica per i neonati, che, seguendo lo
status dei genitori, rischierebbero di trovarsi per diversi mesi senza
l’accesso a cure pediatriche adeguate. Secondo quanto riferito, non vi
sarebbero culle né letti per i bambini, che dovrebbero dormire insieme
alle madri.
I letti sarebbero infestati dalle cimici e non verrebbe fornito un numero sufficiente di lenzuola e coperte.
Il
caso del centro di Villa Sikania, a Siculiana, sembrerebbe essere
paradigmatico della totale inadeguatezza che su un piano generale
caratterizza l’attuale sistema di accoglienza, che non appare offrire
sufficienti garanzie e tutele alla vita delle persone che chiedono
protezione internazionale. La permanenza in tale centro si porrebbe in
questo senso in continuità con le violazioni dei diritti inflitte ai
cittadini stranieri che, contrariamente a quanto dovrebbe avvenire, fin
dal momento del soccorso si trovano in un percorso a ostacoli verso il
riconoscimento dei diritti: dal blocco delle navi in mare, al
trattenimento illegittimo nell’hotspot di Lampedusa, alle degradate
condizioni di vita a cui si sarebbe costretti e all’estenuante attesa
per la registrazione della propria domanda di asilo.
Per tali motivi, ASGI, nell’ambito del Progetto
In Limine,
e Borderline Sicilia hanno ritenuto fondamentale interpellare le
autorità competenti inviando segnalazioni all’Azienza sanitaria
provinciale e alla Prefettura di Agrigento, affinché verifichino quanto
sopra riportato e, ove si rilevino le situazioni lesive dei diritti dei
cittadini stranieri, intervengano con ogni mezzo necessario, al fine di
garantire gli standard di accoglienza previsti dalla normativa italiana e
il rispetto dei diritti dei richiedenti asilo presenti nella struttura.
Restiamo
in attesa di riscontri da parte delle suddette istituzioni, nel
frattempo permane l’esigenza di monitorare cosa succede alle persone
quando arrivano sul territorio italiano affinché sia garantito un
effettivo accesso ai diritti e a condizioni di vita dignitose.
[1]Si
veda l’art. 26, commi 2 e 2bis, del Decreto n. 25/2008, ai sensi del
quale la Questura, una volta ricevuta la domanda di protezione, redige
il verbale delle dichiarazioni del richiedente su appositi modello
“C-3”, procedendo quindi alla formalizzazione della richiesta di
protezione, entro tre giorni lavorativi dalla manifestazione di volontà
di chiedere protezione, ovvero sei giorni nel caso in cui la volontà è
manifestata all’Ufficio di polizia di frontiera e 10 giorni in presenza
di un elevato numero di domande in conseguenza di arrivi consistenti e
ravvicinati di richiedenti, situazione non assimilabile a quella
attuale.
[2]La normativa italiana circa gli standard di
accoglienza (D.Lgs. 142/2015) prevede che siano assicurate una adeguata
qualità della vita e la tutela della salute fisica e mentale dei
cittadini stranieri, in considerazione anche della situazione specifica
delle persone portatrici di esigenze particolari e delle necessità
connesse all’età.
FONTE:
borderlinesicilia.org
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