Membro della milizia cittadina, Filippo non è, però, un attaccabrighe e un litigioso; semplicemente, un po’ troppo spesso viene presso dalla “caldizza”, cioè gli ribolle il sangue davanti a ingiustizie e soprusi e così mette mano un po’ troppo facilmente alla spada.
Forse esagerano un po’ i contemporanei a definirlo “la prima spada di Sicilia”, ma certo è che chiunque viene a duello con lui ne esce irrimediabilmente sconfitto. O anche peggio, come quel tal Vito Canino, che resta ferito ad un braccio e sarà permanentemente invalido.
Pentito di quanto ha compiuto in seguito
alla sfida sleale del Canino (che si presentò in bottega armato di
spada e corpetto) e forse anche per il timore della vendetta e delle
conseguenze di quel gesto, Filippo cerca rifugio nel convento dei
cappuccini, dove pian piano matura la sua vocazione religiosa.
Ha appena 19 anni e i superiori fanno fare anticamera alla “prima spada di Sicilia”, tanto che solo a 27 anni può indossare il saio nel convento di Caltanissetta. I suoi bollenti spiriti si stemperano lentamente con l’esercizio continuo della preghiera, della penitenza e della meditazione, e alla fine viene fuori un uomo nuovo.
Analfabeta e pertanto destinato ad essere un frate laico, svolge in convento i lavori più umili, in cucina e in lavanderia. Superiori e confratelli sembrano esercitarsi a farlo bersaglio di incomprensioni, malignità e umiliazioni attraverso le quali lui, adesso, passa imperturbato. Anche il demonio non lo lascia tranquillo, apparendogli sotto forma di animale e bastonandolo così rumorosamente da impaurire tutto il convento, ed egli lo tiene a bada soltanto con la preghiera, perché, dice, “l’orazione è il flagello del demonio ed egli teme più l’orazione che i flagelli e i digiuni”. Anche se lui non fa economia né di questi né di quelli, sottoponendosi a penitenze che hanno dell’incredibile, soprattutto per un uomo della sua stazza e dall’appetito robusto, che si accontenta di qualche tozzo di pane duro ed a volte si priva anche di quello. Da stupirsi che, come dice la gente, attorno a questo frate fioriscano cose prodigiose che fanno gridare al miracolo?
Consumato dalle penitenze e dalla
fatica, trova il suo posto accanto al tabernacolo, dove prega in
continuazione, e qui si ammala il giorno dell’Epifania del 1667. Muore
il 12 gennaio, ad appena 62 anni e prima di seppellirlo devono cambiare
per ben 9 volte la sua tonaca, perché tutte erano state fatte a
pezzettini dai fedeli che volevano avere una reliquia.
Beatificato nel 1768 e proclamato santo nel 2001, Bernardo da Corleone,
dopo 400 anni, diventa oggi un simbolo per la sua città, che vuole
riscattarsi dalla fama di coppole e padrini che fanno ormai parte
dell’immaginario collettivo. Le sue reliquie si possono venerare nella
Cappella del Crocifisso del Convento di Palermo dove è anche possibile
visitare la sua celletta.
1605, 6 febbraio: nasce a Corleone (Sicilia) Filippo Latini (Bernardo)
1624: ferisce in duello Vito Canino
1631, 13 dicembre: veste l’abito cappuccino a Caltanissetta
1632, 13 dicembre: professione religiosa come fratello laico
1652-1667: è nel convento di Palermo
1667, 12 gennaio: muore nel convento di Palermo
1673: si inizia il processo di beatificazione
1768, 29 aprile: Clemente XIII lo dichiara “beato”
1768, 15 maggio: celebrazione della beatificazione
2001, 10 giugno: Cerimonia solenne di canonizzazione in piazza san Pietro a Roma
Per notizie ulteriori: http://www.sanbernardodacorleone.org/home.html
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