C’è un manifesto apposito diffuso in questi giorni dalla Curia Arcivescovile, per invitare alla preghiera e ringraziare il Signore per il servizio diaconale di Diego LaVecchia, Mario Chiara, Vincenzo Alaimo, che chiamati dal Signore ad essere diaconi, servono fedelmente la Chiesa Agrigentina da 25 anni.
Una fausta ricorrenza, non solo per i diretti interessati, ma anche e soprattutto per l’intera Comunità diocesana; una ricorrenza che opportunamente si è deciso di non fare passare inosservata ed in silenzio
Per questo è stata programmata una solenne concelebrazione eucaristica di ringraziamento, presieduta dal Pastore dell’arcidiocesi, l’arcivescovo-metropolita card. don Franco Montenegro; una concelebrazione che si svolgerà nel Santuario del SS. Crocifisso di Siculiana, domenica prossima 16 agosto alle ore 19,00, dove uno dei tre, e precisamente don Mario Chiara, l’unico celibe dei tre, presta, ormai da qualche anno, almeno in parte, con dedizione il suo servizio.
Una sottolineatura questa, che abbiamo volutamente fatto, non tanto per il celibato, quanto per il fatto che non c’è dubbio che tra i tre, sicuramente, il più conosciuto è don Mario Chiara , sempre accanto al pastore della diocesi, soprattutto nei momenti pubblici più importanti e significativi.
Prima, per tanti anni, accanto a Mons. Ferraro ed adesso a don Franco, in momenti preziosi, durante le solenni cerimonie liturgiche, non infrequentemente trasmesse anche in diretta televisiva, specie sino a quando, alcuni anni fa, operava Telepace-Agrigento.
Don Mario Chiara ormai da diversi anni, oltre che in Curia nell’Ufficio Matrimoni, ha lavorato anche in diverse parrocchie. E dopo aver prestato il suo servizio diaconale in diverse località della diocesi, in atto, già da alcuni anni opera stabilmente come collaboratore nell’Unità Pastorale di Siculiana, retta dal parroco don Mario Giuseppe Carbone, che ingloba due Parrocchie, anzitutto del Ss. Crocifisso che è pure Santuario diocesano, (rinomato anche per matrimoni, ma non solo ! con fedeli provenienti da ogni parete della Sicilia…), e poi dell’Immacolata.
Gli altri due diaconi, Diego La Vecchia e Vincenzo Alaimo, sono entrambi coniugati e pensionati.
Don Vincenzo Alaimo , opera nell’Unità Pastorale di Racalmuto che ingloba oltre alla Chiesa Madre, anche le Parrocchie della BMV del Carmelo e di S. Giuliano, rette dal Parroco don Angelo Martorana, che ha raccolto il testimone dal fratello maggiore don Diego, che ha lasciato per raggiunti limiti di età ; mentre l’altro diacono, cioè don Diego La Vecchia, opera a Canicattì, nell’Unità Pastorale S. Chiara e S. Lucia, collaborando con il parroco don Giuseppe Maniscalco.
L’occasione di questa fausta ricorrenza del 25° di servizio dei tre diaconi, La Vecchia, Chiara ed Alaimo, per i quali tutta la Comunità Diocesana, gioisce e ringrazia il Signore, appare davvero provvidenziale specie in questo momento, dopo il recentissimo documento del Vaticano che invita a ripensare la pastorale delle diocesi e delle parrocchie, e quindi a riflettere pure sul problema del diaconato permanente, che nella nostra diocesi contra oltre 30 unità.
Diaconato permanente ripristinato dal Concilio Vaticano II e che, come ha tenuto a precisare la Congregazione Vaticana per il Clero, “in armonica continuità con l’antica Tradizione,…. in questi ultimi decenni ha conosciuto, in numerosi luoghi, forte impulso e ha prodotto frutti promettenti, a tutto vantaggio dell’urgente opera missionaria di nuova evangelizzazione….”.
Cosa che è avvenuta pure nella nostra arcidiocesi agrigentina, anzitutto con il ripristino da parte di Mons Carmelo Ferarro che ha pure proceduto all’ordinazione e poi, in quest’ultimo decennio con l’arcivescovo don Franco, per impulso del quale anzi , alcuni anni fa, si è anche tenuto un Corso di aggiornamento proprio sul tema del diaconato.
Un corso d aggiornamento che si riteneva proprio necessario. Tante le idee emerse e dibattute, approfondite e largamente condivise. Pare però – (con tutta franchezza !) – che sostanzialmente, in generale, come per altre intuizioni pastorali, tutto o quanto meno non poco, è rimasto nell’aria, o forse meglio solo scritto negli atti ufficiali, senza alcuna rilevante conseguenza concreta, con il coraggio necessario di confrontarsi sulle difficoltà ed evitare così, quella che alcuni oggi paventano come possibile estinzione del diaconato permanente in terra agrigentina.
In quel Corso che mi pare si sia svolto a Siculiana Marina, si rilanciava una nuova visione del diaconato permanente, celibe o uxorato.
Si diceva che il diacono non può, né deve essere considerato un mezzo-prete, un vice parroco, peggio ancora il “cavalier servente” del parroco, né un sacrista di rango, d’eccellenza o qualcosa del genere,… ma un vero evangelizzatore, con una specifica vocazione di servizio nei settori più importanti e delicati della pastorale. Cioè l’evangelizzazione ed il servizio ai poveri, anziani, ammalati e comunque alla fasce sociali deboli, materialmente e spiritualmente. Addirittura si diceva con forza che al diacono, la domenica basta solo la partecipazione ad una Messa e poi il dovere della Liturgia-Parola della “strada“, evangelizzando con la testimonianza concreta ed il servizio al prossimo.
Intuizioni queste profetiche se le confrontiamo con le recentissime indicazioni pastorali di Papa Francesco e della Congregazione per il Clero sulle linee guida per ripensare oggi la pastorale diocesana, quella parrocchiale e delle Unità Pastorali, con lo stesso diaconato permanente.
Perché espressamente si dice che è da evitare la mentalità di considerare i diaconi permanenti come se fossero mezzi preti o addirittura dei preti mancati.
Il diaconato è infatti una vocazione a sé, una vocazione specifica e preziosa.
Diego Acquisto
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