È ripreso ieri mattina, davanti i giudici della Corte di Assise di Agrigento presieduta dal giudice Wilma Angela Mazzara, il processo a carico di Filippo Sciara, ergastolano già affiliato alla “famiglia” mafiosa di Siculiana, accusato dell’omicidio dell’imprenditore di Cianciana Diego Passafiume. Il delitto avvenne il 22 agosto 1993. Sciara, collegato da remoto, è comparso in aula e rispondendo alle domande delle parti ha respinto le accuse: “Sono estraneo alla vicenda, se fossi io il colpevole chiederei scusa ma dovete cercarlo altrove.” Nel processo i familiari di Passafiume, il comune di Cianciana e l’associazione “ Cittadini contro le mafie” si sono costituiti parte civile nel processo rappresentati dagli avvocati Danilo Giracello e Daniela La Novara.
Il boss di Siculiana, difeso dall’avvocato Carmelo Terranova, ha anche dichiarato di non avere avuto niente a che fare con la vicenda della gestione del piccolo Giuseppe Di Matteo, il bambino poi strangolato e sciolto nell’acido. Sciacca per questa vicenda sta scontando l’ergastolo: “Sono estraneo anche alla detenzione per alcuni periodi del piccolo Di Matteo e non sono un pentito come fanno alcuni soltanto per ottenere benefici”.
Diego Passafiume, onesto imprenditore 41enne nel settore del movimento terra, fu ucciso mentre era alla guida della propria auto, era stata raggiunta da alcune fucilate, sparategli da un ignoto, che si era subito dileguato con altri complici, a bordo di un’autovettura. Durante le immediate ricerche, i Carabinieri ritrovarono, in fiamme, l’auto utilizzata dai killer. L’autopsia confermò che l’imprenditore era stato colpito da tre fucilate, di cui una in pieno volto. Le indagini, sin da subito, si mostrarono alquanto difficili. Venne privilegiata la pista che portava ai sub appalti, settore in cui risultava ben inserito il Passafiume.
La vera e propria svolta nelle indagini si è avuta nel Luglio del 2017, allorquando i militari dell’Arma, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, hanno acquisito determinanti indizi di colpevolezza nei confronti di un individuo, sospettato di essere l’esecutore materiale del brutale omicidio. In particolare, grazie ad alcuni album fotografici esibiti ad alcuni parenti della vittima, che all’epoca avevano assistito alla tragica scena del delitto, i Carabinieri hanno stretto il cerchio dei loro sospetti nei confronti di Filippo Sciara.
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